Giovanni Piazza, L’Ippopo…
- 19 pezzi facili per pf. su poesie e con disegni originali
di Toti Scialoja
CDO-011 - OSI-MKT, Brescia 2008, pagg. 44
€ 20,00 L’Ippopo…
cerca di esaudire una sorta di promessa che feci a me stesso
all’epoca della pubblicazione delle Filastrocche al
pianoforte su poesie di Gianni Rodari, edite dalla Suvini
Zerboni. Quando mi accingo a comporre pezzi facili
mi riprometto solitamente di attenermi ad una scrupolosa elementarità
di mezzi e finisco invece per complicarne progressivamente la
scrittura fino a portarla, di fatto, ad un più alto livello
di difficoltà, rispetto a quello originariamente immaginato.
Dev’essere la mia formazione conservatoriale a farmi sistematicamente
eludere soluzioni troppo semplificate. Ciò accadde con
i brani rodariani, poi con Tre per due, i pezzi a sei mani editi
dalla Schott e, infine, anche con i recenti canti de Il
cow-boy misterioso su poesie di Roberto Piumini –
pubblicati in questa stessa Collana - che, nati a una voce,
a causa di questa mia irrefrenabile necessità di elaborare
ulteriormente sono via via diventati a due.
A ciò si aggiunge la tendenza a non mantenere, in una
medesima serie di pezzi, un livello di difficoltà omogeneo,
differenziandone invece le difficoltà tecniche ed espressive.
Ma questo è un fatto sul quale ho meno remore: non è
detto che ogni raccolta di composizioni debba necessariamente
essere pensata tutta per un primo, secondo
o ics grado di difficoltà. Anzi: al di là
di una omogeneità di massima quanto ad ambito tecnico
ed espressivo, trovo che una certa progressione e differenziazione
tra le singole parti dell’insieme sia più stimolante
ed offra maggiori possibilità di scelta. D’altra
parte non si tratta di metodi ma di raccolte.
Accingendomi dunque a far fruttare in termini pianistici il
mio assai gradevole incontro con le filastrocche di Scialoja
mi ripromisi di attenermi al massimo livello di semplificazione
per me possibile. Non so quanto io ci sia riuscito. Sicuramente
non ho potuto esimermi dal rivolgere una particolare attenzione
alla mano sinistra, solitamente mortificata da semplificazioni
che mirano al massimo di accessibilità in fase di approccio
pianistico. Semplificazioni che rendono però spesso disarmanti
e spoetizzati i brani facili per l’infanzia, con quei
bassi ridotti a pura delineazione dei gradi armonici fondamentali
o a schematici abbozzi di bassi albertini. Quindi il didatta
potrà ben dire: carini i pezzi ma poco praticabili a
causa della gestione della mano sinistra. D’altro canto
però, in queste scelte un poco più problematiche
risiedono sempre piccoli, evidenti nuclei di tecnica pianistica
(un meccanismo di interdipendenza delle dita, una articolazione
ritmica differenziata, un contrasto di accentuazioni) che potrebbero
rappresentare proprio uno dei pregi e delle utilità di
questi pezzi.
Ancor più accattivante fu l’incontro con queste
filastrocche quando James Demby, compagno di frequentazioni
conservatoriali e carissimo amico, mi rivelò di esser
lui l’allora nipotino per il quale Toti Scialoja aveva
intrapreso la feconda produzione di questi nonsense
per l’infanzia. A lui cedo dunque la parola per una gustosa
testimonianza della genesi di questi deliziosi cammei poetici.
- G. Piazza-