G. Piazza, Filastrocche al pianoforte, su poesie di Gianni Rodari, Suvini Zerboni, Milano 1998, pagg. 27

(dalla Prefazione) Undici brevi composizioni, di bassa o media difficoltà, ciascuna contraddistinta dal rinvio a un qualche elemento formale, stilistico o tecnico che la caratterizza...
Ogni composizione nasce da un testo, le cui parole... potrebbero essere dette, ma anche cantate (o, meglio, intonate accennando con la voce) o, infine, puramente e semplicemente pensate: come parole segrete di cui la musica sia una trasfigurazione.
...Perché qui le parole sono la musica, senza esser musicate, sono la melodia, senza dover essere cantate, e senza di esse questi semplici brani non sarebbero mai nati.
Gianni Rodari, da grande poeta e inventore di storie, ha argutamente teorizzato il binomio fantastico - una coppia di “opposti” straniati, reciprocamente “spaesati” - come autentica matrice di storie. Anche musica e parola sono un binomio fantastico: due entità espressive antitetiche che, unite, sanno dar luogo a storie affascinanti. G.P.

Il fascicolo contiene 11 composizioni, corredate pagina per pagina dalle bellissime illustrazioni di Alberto Garzotto.

1. Mal di pancia cromatico (La minestra)
2. Rêverie acquatica (I mari della luna)
3. Gavottina delle stelle (Stelle senza nome)
4. Gatto blues (C’era una volta)
5. Pedalata minimalista (L’arrotino)
6. Sogno di menestrello (Il calamaio)
7. Un punto ridicolo (Il dittatore)
8. Luna esatonale (La luna al guinzaglio)
9. Barcarola dei tre livornesi (Quanti pesci ci sono nel mare?)
10. Tarantella di mamma e papà (La scuola dei grandi)
11. Lift a Broadway (L’ascensore)


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