di Francesco Galtieri


Ormai da tempo mi capita sempre più spesso di riflettere sulle condizioni di lavoro mie e di molti amici e colleghi.
Episodi come questi: il bidello di conservatorio che chiede al docente: "A professo' come se spegne er clavicembalo?", o il carabiniere che ad un posto di blocco interroga il malcapitato: "Che professione fa.....il musicista? Si vabbè, ma che lavoro fa veramente?" sono l'ovvio e non unico risultato negativo causato da una complessiva inadeguatezza dell'offerta musicale nel nostro paese. Tutto si può ricondurre alla mentalità comune per cui la musica è un bene superfluo; famoso, a questo proposito, il discorso alla Camera nel quale Craxi accusava i colleghi parlamentari di avere prodotto solo "leggine", come quella sull'istituzione della scuola ordinaria di chitarra nei Conservatori!

Ma non é solo l'ambiente esterno ad avere responsabilità siamo anche noi come categoria che siamo più propensi a fare la voce grossa a casaccio che ad informarci e a far valere i nostri diritti.
Recentemente un mio caro amico batterista ed insegnante in diverse scuole di musica romane ha avuto un serio incidente d'auto. Ebbene mi sono accorto con stupore che nè lui nè nessun altro degli amici intorno a lui avevano pensato di fargli usufruire dei contributi per le degenze ospedaliere previsti per i Collaboratori coordinati e continuativi. Siamo talmente abituati a non avere quasi nessun diritto, che ci sembra assurdo il pensarlo anche quando c'è!
Seppure è vero che non arriva sufficente informazione, è anche vero che è compito di tutti almeno, il passare parola e confrontarsi.


Mai come in questo particolare momento, con un mercato del lavoro in continua trasformazione e con la perdita di quei punti di riferimento che hanno guidato le generazioni precedenti (fidelizzazione del rapporto di lavoro, certezza del trattamento pensionistico), è opportuna una riflessione sul ruolo e le opportunita del musicista e, più in generale, di chi svolge la sua attività professionale nei campi dell'insegnamento, dell'arte, dell'organizzazione di attività destinate alla crescita culturale delle persone. Oggi il mestiere del musicista solo in rarissimi casi si realizza all'interno delle grandi istituzioni, solo una minoranza di noi ha un rapporto stabile con enti quali i conservatori, i teatri dell'opera, le orchestre. Nella maggior parte dei casi il raggiungimento di un reddito sufficiente è ottenuto attraverso più occupazioni, l'insegnamento, l'attività concertistica, l'organizzazione di eventi ed iniziative, con una poliedricità di rapporti professionali stretti con associazioni, scuole, istituzioni ed altri artisti. In una situazione così fluida, e cosi incerta, tra le nostre competenze non possiamo più permetterci di elencare solo le nostre qualità artistiche o le capacità didattiche, abbiamo la necessità di conoscere il mercato dove saremo costretti a muoverci, le insidie che nasconde, gli strumenti che ci occorrono per poter andare avanti.

Per questi motivi ho pensato di realizzare una serie di schede intervento che periodicamente spero possano tornare utili. Ed incominciamo proprio dall'INPS.

 

I.N.P.S.

 

L'I.N.P.S. è l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale; è quindi l' organismo preposto a darci la pensione quando saremo anziani e a contribuire in piccola misura al nostro sostentamento in caso di ricovero in ospedale, o in caso di maternità ecc.

La nostra categoria vive questa contraddizione (quando non siamo costretti a lavorare "a nero"): in quanto musicisti abbiamo un rapporto con l'E.N.P.A.L.S. (vedere la scheda sull'ENPALS); in quanto insegnanti di musica nell'Istituzione Pubblica o in scuole private abbiamo rapporti con l'INPS. Con la conseguenza che , non essendo cumulabili i contributi versati ai due Enti (cioé sommabili fra loro -vedi circolare inps 112 del 25/5/96) si verifica una riduzione nelle prestazioni. Se non ci diamo da fare, insomma, rischiamo di non avere nessuna pensione da nessuno dei due Enti.

In particolare in questa scheda ci occupiamo dell'INPS in relazione ai rapporti di lavoro per collaborazione coordinata e continuativa, visto che in caso di prestazione straordinaria occasionale la retribuzione percepita è esente dai versamenti INPS (comunque vedere la scheda sui rapporti di lavoro a parte). E' infatti in aumento esponenziale l'aumento delle persone senza diritti cherientrano in questa categoria contrattuale, nota anche come lavoratori atipici (e i musicisti sono atipici fra gli atipici sic !), o come parasubordinati, o come " nuovi assicurati" per l'INPS.

La legge 335/1995 ha istituito presso l'INPS questa nuova forma di previdenza obbligatoria rivolta teoricamente a tutelare i lavoratori delle attività "atipiche". In realtà l'obiettivo di sanare le casse dell'Ente attraverso un allargamento dei versamenti è stato, almeno all'inizio il primo obiettivo. Quando lavoriamo per un certo periodo e con una certa costanza, (non importa l'ammontare delle ore o della retribuzione) in una Scuola di Musica per esempio rientriamo in questa categoria. Il discorso ci riguarda sia come insegnanti che come datori di lavoro ("Committenti") quando rivestiamo ambedue i ruoli.
In questo caso il lavoratore è tenuto ad iscriversi alla "gestione dei lavoratori autonomi e parasubordinati" compilando un modulo ed indicando presso quali si svolge il lavoro stesso. La domanda va presentata al proprio ufficio di zona o all'ufficio di zona del committente.
Quindi ad ogni pagamento, dall'imponibile concordato, oltre alla tradizionale ritenuta d'acconto verrà trattenuta un ulteriore somma che in parte servirà a costituire un fondo pensionistico per il lavoratore. Tale somma (oggi 1/3 del 14% dell'imponibile stesso, - art. 2 comma 30 legge 335) aggiunta della quota a carico del datore di lavoro (2/3 del 14%) sarà versato dal committente nelle casse dell'Inps. Il fondo ("montante contributivo individuale"), attraverso complicati calcoli relativi a massimali annui paragonati al settore commercio, rivalutati in base "alla variazione media del prodotto Interno Lordo" (sic) ed all'età e quindi ad un coefficente di trasformazione) si traduranno nella pensione (Decreto Ministeriale 282 del 2/5/1996).

Ricordiamo che il contributo INPS, ad oggi è del 10% solo per chi ha anche supplenze annuali od altro, e del 14 % per gli altri. E' previsto che aumenti di 0,50 punti percentuali ogni due anni fino ad arrivare al 19.5 %.

Oltre che provvedere alla ipotetica pensione l'INPS si occupa delle seguenti altri prestazioni: Malattia; Maternità; Disoccupazione; Cassa Integrazione Guadagni; Indennità di mobilità ecc.). E' superfluo ricordare che solamente pochissime di queste prestazioni o ammortizzatori sociali e da pochissimo tempo riguardano la nostra categoria.
Per capirci Prepensionamenti, cassa integrazione sono chimere.
Ma su alcuni possiamo incominciare, seppure in forma parziale a far valere i nostri diritti.


Parliamo di Assegni di parto, assegni familiari e tutela per malattia.

Assegni di parto: a partire dal 1/1/98 (D.M. pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 171 del 24/7/98) una lavoratrice che per esempio abbia partorito il 1 dicembre 2001, non iscritta a nessun altra gestione previdenziale obbligatoria (per intenderci che non sia dipendente pubblica o privata, o iscritta a casse previdenziali particolari quali quella dei giornalisti, dei medici ecc.), e che abbia almeno 3 mensilità contributive versate tra ottobre 2000 e ottobre 2001, ha diritto a ricevere un assegno di parto che può variare tra i 2/300 Euro e ca 1.700/1.800 Euro a seconda del numero e dell'entità dei versamenti. Per ricevere l'assegno dovrà presentare la domanda (modulo MAT/GEST.SEP) all'Inps entro il 1 dicembre 2002 allegando una serie di documenti relativi al parto e ai versamenti effettuati dal committente.
Un assegno spetta alla lavoratrice anche in alcuni casi di aborto spontaneo o terapeutico.

Assegni familiari: In questo caso solo pochissimi hanno diritto ad un assegno erogato per i mesi coperti da contribuzione (circolari Inps 47/99, 147/99, 5/2000 e 169/2000). Per capirci una famiglia con entrambi i genitori, con due figli se ha un redditto complessivo lordo superiore ai trentaduemilioni, oppure se il reddito non é composto almeno per il 70% dalla categoria della quale ci occupiamo non ha diritto ad alcun assegno.

Tutela per malattia: dal 1 gennaio 2000 (ma disciplinata dalla Circolare numero 147 del 23-7-2001) in caso di degenza ospedaliera i Collaboratori coordinati e contuinativi con un minimo di tre contributi mensili nei dodici mesi precedenti la data del ricovero e con un determinato reddito individuale hanno diritto ad una indennità giornaliera di malattia fino ad un massimo di 180 gg. nell'anno solare. Questa indennità è piuttosto bassa ed è calcolata in base a complicati calcoli simili a quelli della pensione e della maternità. Per averla il lavoratore dovrà presentare domanda indicando la data di iscrizione alla "Gestione separata", gli importi degli compensi lordi percepiti negli ultimi 2 anni compreso quello del ricovero, l'autocertificazione da cui risulti il reddito individuale dell'anno precedente, e allegare il certificato di degenza.

Per concludere: Sia nel caso siamo lavoratori sia nel caso siamo committenti anche per quanto riguarda l'INPS è essenziale ragionare sulle cifre lorde e non sulle nette per poter arrivare a delle conclusioni
In generale qualcosa lentamente si sta muovendo. Per ora sicuramente troppo poco, ma in parte è anche responsabilità della nostra categoria sia per il passato sia per far sì che questi diritti vengano estesi nella qualità e nella quantità, visto, inoltre, che li paghiamo ormai dal 1996 e che la "base imponibile" (il numero delle persone coinvolte) è in allargamento costante.

Altri dati li potete comunque cercare sul sito, non sempre aggiornato per quanto ci riguarda, http://www.inps.it/Doc/tuttoinps/ca/ca_tes117.htm


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